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Ferrovie -
(...segue) Il writing tra arte e vandalismo urbano
(IPM) - 08/10/2007 - 
Esistono tante forme d’arte: dalla pittura alla scultura, dal canto alla recitazione, dal mondo della moda a quello del writing.
Esistono anche tante forme di vandalismo: di tipo sociale, contro la natura, informatico, nei confronti di opere d’arte o di qualsiasi altro bene pubblico, che consiste nel dipingere, o meglio sporcare, le nostre città.
Ed ecco che i due estremi si toccano e, troppo spesso, l’uno, il vandalismo, sconfina nell’altro, il writing.
Roma, insieme a Napoli, Milano, Pesaro, Bologna, Bari, Firenze, Torino, Salerno e Ascoli Piceno, è tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno dei graffiti, che nel nostro Paese si è sviluppato in due ondate, tra il 1986 ed il 1995, e dal ‘95 fino ad oggi, con il raggiungimento, da parte dei novizi del 1995, di una certa maturità stilistica. Uscendo per le strade della Capitale non ci si stupisce più nel vedere muri imbrattati, bus e vagoni delle metro completamente pitturati, stazioni delle metropolitane nelle quali al posto delle indicazioni delle direzioni si trovano scritte e disegni ad opera di vandali. Si, vandali, perché solo in questo modo si può chiamare chi trova piacere nel danneggiare in questo modo le nostre città. L’ira poi si fa ancora più forte quando questi delinquenti prendono di mira monumenti importanti, di cui è piena la Capitale, provocando danni inestimabili.
Il writing però non è sempre stato sinonimo di vandalismo, infatti, quando il fenomeno nasce a Philadelphia alla fine degli anni ’60, rappresenta una forma d’arte alternativa e di protesta, una manifestazione sociale e culturale, non una distruzione gratuita dell’ambiente pubblico. Tale forma così particolare di arte si svilupperà poi a New York, negli anni ’70, fino a raggiungere la maturità stilistica a metà degli anni ’80 quando, i lavori di Keith Haring giungono a rappresentare la cultura di strada della New York di quel decennio. Un’arte che l’estroverso artista newyorkese immaginava fosse capace di trasformare il mondo, grazie all'influenza positiva che riusciva a trasmettere sugli uomini. Ed è proprio l’italia ad ospitare la sua ultima opera e la più profonda, un grande murales intitolato "Tuttomondo" e dedicato alla pace universale, realizzato nel 1989, pochi mesi prima della sua morte, vicino alla Chiesa di Sant'Antonio Abate in Qualquonia di Pisa.
Anche grazie alla realizzazione di Style Wars, documentario sui graffiti della metropolitana newyorkese, e del film Wild Style, il fenomeno graffiti si diffonde su scala mondiale, trovando in Europa un terreno assai fertile. Le città del Vecchio Continente che meglio hanno recepito gli input provenienti da New York furono Amsterdam e Parigi, ma anche in Germania, Spagna e Svezia il fenomeno ha avuto molti proseliti; Lo scenario italiano non ha visto purtroppo emergere grandi personalità, mentre una dura repressione ha reso invece abbastanza taciturna la scena inglese.
Torniamo ora in Italia, e più precisamente nella Città Eterna. Ormai da tempo a Roma si combatte una guerra tra istituzioni e writers fatta di tante e aspre battaglie che, troppo spesso, hanno come vincitori questi giovani vandali. Il segreto per vincere contro di loro non sta però nel proibizionismo, che invece accentua nei ragazzi in questione la voglia di trasgredire, ma sta invece nell’andargli incontro. Infatti, è proprio vero che il miglior modo per combattere il nemico è farselo amico. Lo dimostrano le interessanti iniziative promosse da Ferrovie dello Stato con l’iniziativa Quart# (trattato nel numero di luglio 2007) e lo ha capito l’Ufficio Decoro Urbano della Capitale che il 15 e 16 settembre scorso, in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Giovanili e alla Scuola del Comune e della Provincia, ha dato vita al secondo evento “Cromiae”. L’innovativo progetto prevede l’assegnazione di alcuni muri cittadini a writer e crew (gruppi) provenienti da varie parti d’Italia e d’Europa, con l’obbiettivo di dare la possibilità a “veri giovani artisti”, di esprimere la loro creatività in spazi a consentiti, contribuendo anche al recupero di alcune aree degradate della città.
Tale iniziativa ha una certa rilevanza perché mira a contrastare il vandalismo grafico a Roma attraverso la crescita qualitativa della produzione artistica e la sensibilizzazione dei giovani al rispetto del bene comune, ma è stata osteggiata e snobbata dalla gran parte dei graffittari romani, che continuano a preferire l’illegalità per esternare la loro forma espressiva.
Progetti come quello portato avanti da Comune e Provincia di Roma dovrebbero avere ancora più rilevanza di quella che hanno già sui mass media; ci stupiamo infatti nel vedere pubblicizzato invece un film come quello di Giancarlo Scarchilli, “Scrivilo sui muri”, uscito a fine settembre nelle sale cinematografiche. Lo stupore è dato dal fatto che la pellicola sembra voler a tutti i costi giustificare i graffitisti, quasi a legalizzare le loro azioni attraverso le quali sfogano le loro emozioni sui muri della Capitale, e questo non ci sembra proprio il modo migliore di affrontare una tematica come quella del writing.
Piaccia o no, la cultura spontanea dei graffiti metropolitani che affrescano muri e vagoni ferroviari, è una questione seria e, invece di promuoverla, bisognerebbe impegnarsi per riportarla alle origini, quando ancora si poteva chiamare “arte”.
IPM - IlPendolareMagazine © www.ilpendolare.it



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