(IPM) - 04/07/2007 - * Webmaster sito dei pendolari di Velletri
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Mi sveglio e come ogni mattina mi reco alla stazione consapevole che anche oggi farò tardi a lavoro, e quindi sarò costretto a tornare a casa più tardi per recuperare i minuti persi. Ogni sera mi reco alla stazione per tornare a casa, già sapendo che vedrò la mia famiglia con qualche minuto di ritardo. Questa è la vita di un pendolare.
Non il pendolare di una tratta specifica, ma tutti i pendolari d’italia. Su internet ci sono centinaia di siti, blog e forum che discutono delle cattive condizioni delle ferrovie italiane, eppure c’è ancora qualcuno che crede o fa finta di credere che tutto sia ok. Per qualcuno 4 minuti di media in ritardo al mese sono nulla. Però questo qualcuno non dice se un giorno arriviamo con 50 minuti di ritardo e per dieci giorni arriviamo puntuali. Quei 50 minuti rubati chi ci li ridarà?? C’è qualcuno che un giorno per racimolare un centinaia di voti elettorali, decide di fare un viaggio (dico uno) con i pendolari e promettono, come il politico uscente, di risolvere tutti i problemi impegnandosi al massimo. Putacaso quel giorno il treno arriva in orario. E poi ci sono i pendolari con idee valide, con idee ragionevoli che però ogni giorno salgono su un treno e subiscono un duro viaggio per lavorare e produrre. Ma arrivare stressati sul posto di lavoro ci condizionerà tutta la giornata e sicuramente anche la serata.
Anche questa situazione si presenta sulla tratta Velletri-Roma (Fr4). Ogni giorno la tratta subisce almeno 5 minuti di ritardo che accumulati in un mese diventano ore perse per percorrere 50 Km scarsi. E poi ci sono le eccezioni, quei giorni in cui il tuo treno arriva addirittura con 76 minuti di ritardo come è successo al treno delle 18:18 del 1° giugno 2007 proveniente da Ciampino per Velletri. Settantasei minuti di ritardo. Un’ora e un quarto di ritardo su un viaggio che dovrebbe durare 50 minuti. Un treno fermo per 76 minuti a due stazioni dalla meta tanto sospirata. Un treno fermo alla fermata di Lanuvio per un passaggio a livello rotto. Nessuno, dico nessuno che si sia preso la responsabilità di far proseguire il treno a passo d’uomo. Ma fermi. Fermi con un controllore giovanissimo che almeno continuava a passare per avvisare del ritardo, ma ormai eravamo coscienti della disavventura.
Decine e decine di passaggi a livello che ogni mese per almeno due volte si bloccano, facendo ritardare sia l’andata che il ritorno. Per non parlare del furto di rame. Quest’inverno fermi alla stazione di Cecchina aspettando che i tecnici delle Ferrovie riattivassero la linea. Poco dopo la stessa cosa. Dopo pochi giorni ancora. La sicurezza dov’è visto che il furto è recidivo? Scuse pronte e prestampate da parte di Trenitalia, che scampano al loro destino con dei semplici volantini appoggiati sul sedile del treno del giorno dopo, scusandosi dell’accaduto.
Ma c’è anche l’indifferenza della gente che ogni giorno anche arrivando in ritardo sul posto di lavoro, non fa altro che lamentare il disservizio, la sporcizia, la mancanza di personale, ma il borbottio, le lamentele non vengono mai messe in atto. Le iniziative prese da un singolo o da una “sparuta minoranza” vengono ignorate e derise dalla massa. Se il treno fa 4 minuti di ritardo al giorno ci si può stare. Non è così. Quattro minuti rubati alla vita di ognuno chi li restituisce? Il giorno dei 76 minuti di ritardo, ho sentito borbottare da un anziano signore “questi con 51 euro m’hanno rubato la vita”. E’ vero, ci hanno rubato la vita, ma borbottare non serve a nulla. Manifestando, mettendo in evidenza i disservizi, sfruttando internet per far sapere a tutti come viviamo e come veniamo trattati. Qualcuno veramente prenderà il treno per rendersi conto che i pendolari sono persone e non animali.
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